Scienza in Rete
Scienza in Rete

[Dalla Newsletter #131 del 30 marzo 2020 di Scienza in Rete – Speciale Covid-19]

Il Sistema di sorveglianza rapida di mortalità in 19 città italiane ha finalmente reso noto questa notte gli eccessi di mortalità totale dal 1° febbraio 2020 al 21 Marzo 2020. E si confermano aumenti di mortalità in tutte le città campione del Nord, con un massimo dell’88% a Brescia (Bergamo non fa parte del pool di città). Questi dati confermano quindi il fatto che i morti noti da Covid riconosciuti dalla Protezione civile sono solo una parte dei morti che comunque per diverse ragioni dipendono dall’epidemia, come avevamo scritto giorni fa riportando le statistiche fatte da sindaci e volontari in alcune città come Bergamo. Ecco il nostro articolo.

I dati della Protezione civile possono trarre in inganno. La realtà purtroppo è molto più grave

Usando le quattro operazioni dell’aritmetica, il direttore dell’Eco di Bergamo, e i due fisici di formazione Luca Foresti (amministratore delegato del Centro Sant’Agostino) e il sindaco di Nembro Claudio Cancelli, hanno calcolato l’incredibile eccesso di morti di quest’anno rispetto agli anni scorsi nei comuni di Bergamo, Nembro (BG), Cernusco Sul Naviglio e Pesaro. Ne esce che questo eccesso di mortalità totale è dalle 4 a 6 volte maggiore del numero dei morti registrati come Covid. Questa “epidemiologia dei necrologi” sta facendo venire alla luce quanto i dati ufficiali siano ancora lontani dal fotografare l’entità dell’epidemia. In Italia come all’estero. [Scienza in rete; Luca Carra]

Tutti i giornali (e forse non solo loro) guardano al numero dei nuovi casi positivi di Covid per stimare se si sta arrivando al picco o no. Ma guardano i numeri sbagliati. Come spiega l’epidemiologo Rodolfo Saracci, già direttore dello IARC di Lione, per seguire l’evoluzione dell’epidemia non bisogna guardare i nuovi casi positivi (prevalenza), bensì la somma dei nuovi, dei morti e dei guariti, da confrontare con il giorno precedente. [Scienza in rete; Rodolfo Saracci]

La Lombardia si trova nella fase iniziale di progressiva diminuzione del tasso di crescita del numero dei contagiati osservati che potrebbe raggiungere l’annullamento entro la metà di maggio. Lo spiega Giovanni Sebastiani, matematico del CNR, nella serie di analisi statistiche pubblicate da Scienza in rete: a partire dal 27 marzo la velocità con cui crescono i contagi è in discesa per 71 delle 107 province italiane. [Scienza in rete; Giovanni Sebastiani]

Sanità pubblica e servizi territoriali azzoppati fra le cause della situazione lombarda

La sanità italiana è indebolita dai tagli di questo ultimo decennio, cui si è accompagnata in Lombardia un depotenziamento delle strutture di prevenzione e della medicina sul territorio. Così la pensa Vittorio Carreri, che ha guidato la prevenzione pubblica della Regione Lombardia dal 1973 al 2003, affrontando l’emergenza diossina di Seveso nel 1976 e la messa in sicurezza della regione dopo Chernobyl. “Rispetto al Veneto e all’Emilia Romagna, in Lombardia l’assistenza domiciliare dei malati è stata molto inferiore e non ha saputo arginare il numero di ricoveri, dove il contagio si è diffuso ulteriormente. Senza una potente prevenzione e una adeguata sanità sul territorio la guerra al virus è più dura e fa più vittime”. [Scienza in rete; Luca Carra]

In Italia aumenta la fame di dati e di scienza

Arrivata l’emergenza, sembrano infatti declinare i negazionisti e si rivalutano le competenze. La gente si interessa ai dati e vuole capire come interpretarli. Aumenta enormemente l’interesse per la medicina. Mentre i principali enti di ricerca italiani (come il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Istituto Italiano di Tecnologia) fanno partire nuove iniziative di ricerca finalizzata a Covid, fra le quali una alleanza (con raccolta fondi) fra il CNR e i principali ospedali pediatrici italiani. [Scienza in rete; Silvia Bandelloni]

Ma è sufficiente quello che il mondo della ricerca sta facendo per ricostruire e consolidare questa fiducia? Sicuramente nessuno si aspettava una pandemia di questa gravità, e i piani di preparazione pandemica non erano di fatto pronti a scattare in gran parte dei paesi. Eppure sarebbe stato utile avere anche in Italia, come in altri paesi ad alto investimento in ricerca e sviluppo, una immediata circolazione pubblica dei dati che man mano la sanità pubblico andava raccogliendo. Purtroppo non è stato così da subito, come si spiega in questo articolo. [Scienza in rete; Luca Carra, Sergio Cima]

Dati, mappe e storie

L’esposizione dei dati dell’epidemia si fa sempre più accurata. Se è vero che il numero di queste app pubblicate nelle ultime settimane è enorme, è vero anche che si è generata una lotta evoluzionistica che ha costretto gli sviluppatori a migliorare la propria produzione. Segnaliamo un calcolatore epidemico per capire bene quali sono le variabili che modificano l’andamento di una epidemia, e una pagina di confronto tra tutti i paesi del mondo colpiti da COVID-19 con dettagli su tutti gli stati USA. Per le mappe, molto dettagliata quella prodotta dalla regione autonoma della Catalunya, che arriva a dare i numeri del contagio fino ai singoli quartieri di Barcellona: un servizio che invano la comunità degli open data ha chiesto per Milano e la Lombardia.

Un giro d’orizzonte sulla pandemia

La Spagna ha attraversato la seconda settimana di vera emergenza. In conseguenza della crescita molto rapida dei casi e dei morti il governo ha deciso (come già fatto in Italia) di sospendere tutte le attività non essenziali dal 29 marzo fino al 9 aprile per rallentare la velocità del contagio. Al momento la letalità è inferiore per tutte la classi di età rispetto all’Italia ma in crescita: per tutti i contagi è passata dal 3% all’8%, mentre la fascia di età più a rischio è quella degli ultra ottantenni al 18% (intorno al 25% in Italia), tra i 70 e 79 al 5% (18% Italia), tra 60 e 69 al 2% (6% Italia), mentre molto meno fra 50 e 59 a 0,6 (1,9% in Italia). In generale al momento nei paesi europei più colpiti si rilevano una letalità molto più alta di quella dichiarata in Cina (circa 2,5%). Per la Francia 6%, per il Regno Unito 6% mentre la Germania (che registra più casi dopo Italia e Spagna) registra un bassissimo 0,6%. Sul dato tedesco tutti i paesi più colpiti al mondo si stanno interrogando (ItaliaFranciaSpagnaUKUSA, la stessa Germania) anche se al momento non c’è una risposta condivisa a quella che sembra essere un’ottima gestione della crisi o una serie più fortunata di eventi.

Siamo davvero tutti uguali di fronte all’epidemia?

Gli effetti diretti e ancor più indiretti, in realtà, ci stanno mostrando differenze a seconda delle condizioni socio-economiche (ad esempio, la possibilità di lavorare da casa sembra un privilegio per chi lavora presso aziende ed enti dotati di telelavoro, e anche per quanto riguarda la didattica online ci sono grandi differenze di strutture e possibilità fra le scuole) e tra le imprese, che non perdono indistintamente. E la guerra contro il nemico invisibile, se persistente, non potrà essere lasciata al mercato. [Scienza in rete; Giovanni Dosi, Maria Enrica Virgillito]

In un momento come quello attuale è fondamentale che tutti i volontari possano svolgere le loro funzioni in sicurezza, senza correre il rischio di infettarsi, devono quindi conoscere quali sono le precauzioni da prendere, quali le azioni preventive e quali i comportamenti da adottare e da suggerire. In collaborazione con ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Zadig ha realizzato un corso di formazione a distanza per tutti i volontari impegnati nell’emergenza Coronavirus. Il corso è gratuito e alla fine rilascia un attestato di partecipazione. Le informazioni contenute nel corso sono in linea con quelle indicate dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. Chi è interessato può registrarsi su www.formars.it

Tamponi a tutti? O meglio cercare gli anticorpi?

Conoscere il numero reale di contagiati darebbe solidità ai modelli previsionali dell’epidemia, ma è un dato avvolto ancora dall’incertezza. Per conoscerlo si potrebbe eseguire il tampone su tutta la popolazione, come ha proposto in un suo articolo su Scienza in rete l’immunologo Sergio Romagnani sull’esempio di quanto fatto nel comune di Vo, in Veneto. Dopo l’articolo, la Sanità Toscana lo ha coinvolto per studiare uno screening diffuso della popolazione. [Scienza in rete; Sergio Romagnani]

Ma i dubbi su uno screening generalizzato non mancano, come spiega un altro immunologo, Guido Poli, che propone di estendere il tampone agli asintomatici solo in certe regioni. O ancora meglio passare a un test sugli anticorpi su grande scala, appena i kit saranno affidabili. [Scienza in rete; Guido Poli]

In attesa del vaccino (se mai arriverà) acceleriamo sui farmaci, ma freniamo sulle bufale

Da un video girato in un Giappone, dove tutti sembrano passeggiare contenti per strada, viene rimbalzato in Italia l’anti-influenzale Avigan, panacea del nuovo male. La notizia “come una freccia dall’alto scocca, vola veloce di bocca in bocca”, contagia tre governatori regionali e costringe l’AIFA, che cerca di smontare l’entusiasmo, a promettere una sperimentazione. Come Stamina. [Scienza in rete; Enrico Bucci, Gilberto Corbellini, Michele De Luca]

Michele Di Mascio, che lavora presso i National Institutes of Health statunitensi racconta le linee più avanzate della ricerca farmacologia anti Covid. Il suo è un panorama completo di quello che stanno facendo nel mondo e in particolare negli Stati Uniti: dagli antivirali, usati anche come profilassi, ai vaccini. Il suo racconto si apre riferendo di una lezione dell’epidemiologa cinese dell’Università di Harvard Xiong Lin su come la Cina ha attuato la strategia di contenimento totale nella regione di Hubei. [Scienza in rete; Michele Di Mascio]

Uno degli studi scientifici più importanti usciti nell’ultima settimana (su Science) riguarda la realizzazione di un modello cristallino che simula la struttura dell’enzima proteasi presente sul virus SARS 2. La proteasi serve a tagliare la catena di proteine che costituiscono il virus, che così può maturare e replicarsi in altre cellule. Il gruppo di ricercatori, guidati dal virologo tedesco Rolf Hilgenfeld, è riuscito a mettere a punto un possibile farmaco in grado di “imbrogliare” l’enzima inibendo la sua capacità di taglio. Sarebbe un bel colpo, che ripeterebbe il successo degli inibitori della proteasi usati contro HIV. Ma la strada della ricerca al farmaco è ancora molto lunga, anche se il gruppo sino-tedesco è agguerrito e già al lavoro. [Scienza in rete; Silvia Bandelloni]

Storia di una ricercatrice italiana in quarantena a Wuhan

Fra i tanti che sono stati messi in quarantena a Wuhan c’è anche la ricercatrice italiana Sara Platto, che ha raccontato la sua storia a Scienza in rete. Lei ha deciso di restare nella città epicentro dell’epidemia, trovando molta solidarietà. “Ho visto che la gente iniziava a mandarsi messaggi. Traducevo ‘lei è italiana… ha bisogno di pasta… anche il sugo…’. Dopo 20 minuti è suonato il campanello. Due vicini di casa erano venuti a portarmi delle scorte. Addirittura uno aveva portato un pacco enorme di spaghetti, ed una nota con scritto “Sara be strong, China will fix it!”. [Scienza in rete; intervista a Sara Platto di Ernesto Carafoli]

Torniamo a dove tutto questo guaio ha avuto inizio: il pipistrello

Come ha dimostrato un articolo di Nature di qualche giorno fa, non è stato qualche laboratorio malefico a fabbricare il nuovo coronavirus, bensì proprio lui, il mammifero più uccello che ci sia, passandolo a un altro animale (il pangolino?) che poi l’ha passato a noi. Ma che fisico ha il pipistrello per difendersi da questi virus? Antonio Scalari ripercorre le ricerche sul sistema immunitario di questi animali, diventati super potenti probabilmente per contrastare lo stress ossidativo legato al loro volo perpetuo. [Scienza in rete; Antonio Scalari]