Le iniziative del CIRPS e il Convegno del 5 ottobre contribuiscono alla battaglia per l’idrogeno verde e le fonti rinnovabili
Le iniziative del CIRPS e il Convegno del 5 ottobre contribuiscono alla battaglia per l’idrogeno verde e le fonti rinnovabili

Rassegna stampa

Dopo il convegno sull’idrogeno “verde” del 5 ottobre scorso al Senato sembra proprio che ci si stia muovendo secondo le nostre indicazioni.


23 giugno 2021

L’EUROPA TAGLIA DAL PNRR I FONDI CHE SERVIVANO AI PIANI DELL’ENI

I fondi del Piano di ripresa italiano non dovranno andare ai combustibili fossili, gas incluso. L’aut aut di Bruxelles complica non poco il tentativo di Eni di accaparrarsi le risorse del Recovery fund, nonostante il Cane a sei zampe potesse contare sull’appoggio totale del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani […]

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23 giugno 2021

ENI DIFFIDATA: “METTE A RISCHIO LA SALUTE DI TUTTI E LA RIPRESA DELL’ITALIA”

“Mentre le grandi compagnie mondiali nel 2020 hanno ridotto i loro investimenti nel settore Oil&Gas di ben 87 miliardi di dollari, ENI continua a ignorare il recente rapporto IEA che ammonisce che nel percorso della neutralità climatica al 2050 non c’è più spazio per nuovi investimenti su petrolio e metano”, afferma il gruppo di docenti universitari, ricercatori ed esponenti di associazioni che ha promosso la diffida legale.

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19 maggio 2021

ENERGIA ED ENI: «NON C’È PIÙ SPAZIO PER OIL&GAS. CAMBI ROTTA O INTERVENGA IL GOVERNO»

La lettera di Massimo Scalia, Gianni Silvestrini, Gianni Mattioli e Vincenzo Naso

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27 aprile 2021

ENERGIA ELETTRICA PULITA E IDROGENO VERDE PER RAGGIUNGERE UN’ECONOMIA A ZERO EMISSIONI GHG ENTRO IL 2050. LO ILLUSTRANO DUE RAPPORTI DELLA ENERGY TRANSITIONS COMMISSION (ETC) – UN RAGGRUPPAMENTO DI OLTRE 45 LEADER TRA PRODUTTORI GLOBALI D’ENERGIA, INDUSTRIE ELETTRICHE E AUTO, ISTITUTI FINANZIARI E WORLD RESEARCH INSTITUTE – INSIEME ALLE AZIONI RICHIESTE ENTRO IL 2030 PER CENTRARE L’OBIETTIVO AL 2050.

Making clean electrification possible: 30 years to electrify the global economy

Clean electrification and hydrogen can deliver net-zero by 2050, says global private-sector coalition


26 aprile 2021

PIANO DRAGHI. PIÙ CHIAREZZA E MENO “FURBIZIA”: DOV’È FINITA LA “RIVOLUZIONE VERDE”? In occasione del dibattito alla Camera sul PNRR i quattro “veterani” dell’energia tornano all’attacco con un’altra lettera a Draghi: “Signor Presidente, la spesa prevista per la ‘Rivoluzione verde e la transizione ecologica’, tagliata di 10 miliardi rispetto al precedente PNRR, non consente l’avvio di nessuna rivoluzione ‘verde’.

Leggi su: https://italialibera.online/piano-draghi-piu-chiarezza-e-meno-furbizia-dove-finita-la-rivoluzione-verde/

Se non altro ha obbligato la Presidenza del Consiglio a una risposta immediata, con un CS emesso mentre era in corso il dibattito alla Camera sul PNRR, nel quale si precisava che “il 40% della spesa a valere sul ‘recovery fund’ è per ‘progetti verdi’ “. Cioè una conferma della temuta “furbizia”; e immagino i sorrisi feroci di Olandesi, Finlandesi e altri “rigorosi” quando vedranno “progetti verdi” al posto di “obiettivi climatici”, come invece specifica il regolamento di Next Generation EU. Ma, ovviamente, non è finita qui.


15 aprile 2021

L’EREDITÀ NUCLEARE ITALIANA: CHI FA IL ‘FURBO’ SUL DEPOSITO UNICO NAZIONALE?

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23 marzo 2021

BASTA COI COLORI, CI VUOLE UNA DISTINZIONE “SCIENTIFICA” DELLE DIVERSE FORME DI IDROGENO. VIA ALL’IDROGENO DA RINNOVABILI PER LA PRODUZIONE DELL’ACCIAIO. RIUTILIZZARE LE INFRASTRUTTURE DEL GAS NATURALE PER IL TRASPORTO E LO STOCCAGGIO DI IDROGENO.
Queste le principali richieste della Commissione Industria del Parlamento europeo, che ieri ha approvato il parere sulla Strategia idrogeno della Commissione UE. Nel report la Commissione parlamentare chiede all’esecutivo UE di presentare una strategia per l’acciaio “verde”, da inserire nella nuova strategia industriale della UE. E le nuove infrastrutture del gas, continua, dovrebbero essere adatte all’utilizzo per l’idrogeno puro.
19 marzo 2021. CHE COSA STANNO FACENDO L’ENI E LA GRANDE INDUSTRIA ITALIANA PER ADEGUARSI AGLI OBIETTIVI DI “NEXT GENERATION EU”? NON È DAVVERO IL MOMENTO DI “GIACERE” NEI FOSSILI, IMPARINO DALLA BP E DALLA VW!
La Volkswagen ha aumentato la sua quota di partecipazione nella svedese Northvolt, spinta dalla collaborazione che quest’ultima ha avviato con la BP per accelerare la realizzazione di stazioni di ricarica ultraveloce per veicoli elettrici. VW investirà 14 miliardi di dollari per batterie premium, prodotte dalla prima giga-factory della Northvolt in costruzione a Skellefteå in Svezia.

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18 marzo 2021

IL PRIMO COMPITO DELLA “TRANSIZIONE ECOLOGICA” È DISPIEGARE AZIONI CONTRO IL GLOBAL WARMING CHE DIANO RISULTATI ENTRO I PROSSIMI DIECI ANNI. AL 2030, INFATTI, STAREMMO AL “PUNTO DI NON RITORNO”, AMMONISCE L’IPCC. Il Ministro Cingolani invece insiste: “La vera fonte energetica universale saranno le stelle… L’universo funziona con la fusione nucleare… Quella è la rinnovabile delle rinnovabili”, ha spiegato alle Commissioni parlamentari. Un universo REMOTO nel tempo e DISTOPICO, sferragliante dell’elettromeccanica pesante necessaria per realizzare ITER, della cui esistenza il Ministro si accorge con l’entusiasmo del neofita. Un universo nel quale non incroceremmo le strategie energetiche UE, che si muovono in una direzione ortogonale. Se poi l’idrogeno verde è “la soluzione regina”, come ha affermato Cingolani, allora bisognerà anche saper scegliere. È vero che ci sono i tanti miliardi del ‘recovery plan’, ma sarebbero buttati se le soluzioni sono contraddittorie e pasticciate.


11 marzo 2021

11 MARZO 2011. FUKUSHIMA, 20.000 MORTI PER LO TSUNAMI. “E TUTTI QUELLI CHE GIORNO DOPO GIORNO MORIRANNO PER LA RADIOATTIVITÀ SPRIGIONATA DALLA FUSIONE DEL REATTORE NON CI COMMUOVERANNO COME QUEI POVERI CORPI PORTATI DALLE ONDE SUL BAGNASCIUGA. SARANNO ANCHE DI PIÙ, MA NON VERRANNO RICORDATI.”
I reattori EPR “III+” (“terza generazione avanzata”) di Olkiluoto (Finlandia) e di Flamanville (Francia) – gioielli dell’industria di stato francese, Areva – il cui completamento era previsto, rispettivamente, nel 2010 e nel 2012 NON SONO ANCORA ENTRATI IN ESERCIZIO. Il loro costo era, nel 2018, TRIPLICATO. Qui da noi ci ha pensato il “popolo sovrano” col referendum del giugno 2011 a dire di no al nucleare, per la seconda volta sull’arco di 25 anni. A dire di no all’astuzia di Sarkozy che voleva rifilare all’ingenuo Berlusconi un pacchetto di 3200 MW, solo per cominciare: due EPR “III+”. Quante decine di miliardi di euro risparmiati, e quanti rischi evitati.
Oggi la produzione elettrica da fonti rinnovabili si attesta sopra il 43%, dove mai sarebbe arrivato il pacchetto completo di Sarkozy-Berlusconi da 6400 MW. Se mai ci fosse arrivato.


28 febbraio 2021

LA STRATEGIA DI DECARBONIZZAZIONE PER L’ITALIA AL 2050, PRESENTATA A BRUXELLES L’11 FEBBRAIO E COMPLETAMENTE “COPERTA” DALLA CRISI DI GOVERNO, DISEGNA FINALMENTE UN PERCORSO DI CUI NON VERGOGNARSI (COME DEL PNIEC ANCORA UFFICIALMENTE “IN CARICA”). INFATTI, SEGUE LA STRATEGIA EUROPEA, LE 210 MTON DI CO2eq DI EMISSIONI GHG PREVISTE DAL PNIEC VENGONO RIDOTTE A POCO PIÙ DI 50. CI VORRÀ UN IMPEGNO COLOSSALE, AD ES. DAI 200 AI 300 GW IN PIÙ DI FOTOVOLTAICO; E, PRIMA, SI DOVRÀ COGLIERE L’OBIETTIVO FISSATO DAL CONSIGLIO EUROPEO PER IL 2030: – 55% DELLE EMISSIONI GHG.

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Uno sforzo cui chiamare tutti i cittadini italiani, A PARTIRE DA UNA DOVEROSA INFORMAZIONE.

Che faranno LOMBARDIA e LAZIO, che stanno redigendo i loro Piani energetici regionali? Hanno capito che con la inaccettabile “timidezza” delle loro proposte si sta fuori dalla strategia UE, e ora da quella italiana, si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro e neanche si può accedere ai fondi Next generation EU, vincolati al 37% per la lotta ai cambiamenti climatici? SVEGLIA!


20 febbraio 2021

A SCARMAGNO (TO) LA PRIMA “GIGAFACTORY” PER LA PRODUZIONE E LO STOCCAGGIO DI BATTERIE AL LITIO PER VEICOLI ELETTRICI. UNA DELLE PIÙ GRANDI AL MONDO, SI ESTENDERÀ PER 300.000 MQ IN UN’AREA INDUSTRIALE STORICA (OLIVETTI) E SARÀ PROGETTATA DALLA PININFARINA.
Nell’impianto della capacità iniziale di 45 GWh – per circa 4 milioni di veicoli elettrici – verranno impiegati 4000 lavoratori, con un indotto di altri 10.000 posti circa. Il progetto della Italvolt di Lars Carlstrom prevede un investimento complessivo di 4 mld di euro e sarà completato entro la primavera del 2024.

Italvolt. Fonte: italvolt.com


18 febbraio 2021

USA. IL MASSICCIO CALO DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA DOVUTO ALLA CRISI ECONOMICA LEGATA ALLA PANDEMIA È IL PIÙ SIGNIFICATIVO MAI REGISTRATO E METTE GLI STATI UNITI SULLA BUONA STRADA PER RISPETTARE IL LORO IMPEGNO PER IL 2025 NELL’ACCORDO DI PARIGI. (BloombergNEF & BCSE)

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La domanda di energia elettrica e di trasporto è diminuita rispettivamente del 3,8% e del 14,4%, provocando un calo del 9% su base annua delle emissioni nocive di gas serra (vedi Figura 1). Ma la domanda di energia e le emissioni dovrebbero risalire a seguito delle diffuse vaccinazioni previste nel 2021.

Emissioni di gas serra negli Stati Uniti. Fonte: BloombergNEF estimate


13 febbraio 2021

AL MINISTRO PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA, ROBERTO CINGOLANI, BUON LAVORO, E SIAMO PRONTI A DARE UNA MANO. PERÒ BASTA CON LE CORBELLERIE!

In una recentissima intervista a un giornale online dell’ENI Roberto Cingolani ha, tra l’altro, dichiarato: “Ad esempio, la fusione nucleare è stata abbandonata per diversi motivi, anche perché la fissione, cioè il passaggio intermedio, ha evocato grandi paure, per cui, come popolazioni “avanzate”, non ce la siamo sentita di andare avanti come avremmo potuto.” (https://www.eni.com/…/roberto-cingolani-tecnologia…)

È singolare pensare a due processi fisici opposti, la fissione (“spaccare” un nucleo atomico) e la fusione (“costringere” a fondersi due nuclei le cui cariche elettriche si respingono), come un “passaggio intermedio” dell’uno rispetto all’altro, ma rassicuriamo il ministro che “le popolazioni avanzate” se la sono sentita di “andare avanti” eccome! A Cadarache, in Francia, è da alcuni anni in corso la costruzione di un gigantesco reattore a fusione, il progetto ITER, per le cui colossali spese di realizzazione si sono messi insieme la UE, gli Usa, la Cina, l’India, la Corea del Sud e il Giappone. È vero che neanche un kWh verrà prodotto da Cadarache prima del 2050, al termine della fase DEMO, ma questo testimonia solo dell’obsolescenza del progetto.

L’idea di replicare sulla terra il processo energetico che si svolge nel sole – la fusione, appunto – era affascinante negli anni ’60 quando il padre della bomba H, Edward Teller, prevedeva per gli anni ’90 la conversione dalla bomba agli usi civili per l’energia elettrica. Una previsione che da allora si è spostata in avanti decennio dopo decennio. Nel 2050 la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (FER) sarà assai vicina al 100% stimato dal rapporto McKinsey. Infatti, per la prima volta nella storia europea le FER hanno scalzato, l’11febbraio scorso, le fonti fossili nella produzione di elettricità: 38,2% vs 37,0 con l’Italia al 43,2%

https://www.infodata.ilsole24ore.com/…/proposito…/; e sono in corso grandi progetti e finanziamenti volti a raddoppiare il contributo delle FER entro il 2030.

Una previsione realistica, quella della McKinsey, anche perché, al di là della stringente necessità di contrastare il global warming e i combustibili fossili, è falso che il fotovoltaico (PV) “ha un costo per watt ancora troppo elevato”, come afferma il neoministro in preoccupante sintonia con i fautori dei combustibili fossili. Al contrario, il costo si è ridotto vertiginosamente dai primi tempi di quando il PV è entrato in scena. Un solo esempio: per il reattore nucleare di Hinkley Point (UK) l’accordo con l’ente elettrico francese, EdF, parla di 113 €/MWh per 35 anni, mentre in Portogallo una gara per impianti fotovoltaici è stata vinta con 11,1€/MWh. Solare batte nucleare 10 a 1!

Infine, una considerazione determinante per chi è tenuto a essere in sintonia con i processi da tempo in corso nei Paesi europei. I “paesi avanzati” della UE hanno deciso, infatti, un percorso assai diverso da quello dei mega impianti per la produzione energetica. Nel 2007 furono lanciati, per merito di Angela Merkel, i tre 20% al 2020 diventati il riferimento mondiale per la road map che ha portato all’Accordo di Parigi (ratificato nel 2016): una strategia energetica che punta alle fonti diffuse sul territorio, come sono le FER, e quindi a forme di autoproduzione e a un controllo assai più diretto da parte dei cittadini – le “comunità energetiche” sono diventate una realtà! – fino all’autogestione. Insomma, un modello energetico antitetico a quello degli inaccessibili megaimpianti come il futuribile pentolone di Cadarache.

Già, e perché allora il progetto ITER? Beh, tutte le creature corteggiate per tanto tempo vorrebbero continuare così. Diventa un fatto culturale. E poi è legittimo sospettare che i cicisbei siano in questo caso le grandi aziende nazionali della elettromeccanica, che a colpi di soldi pubblici, con buona pace delle regole sulla concorrenza, realizzano le gigantesche componenti necessarie per la costruzione del reattore.


8 febbraio 2021

I VEICOLI ELETTRICI VENDUTI NELL’UNIONE EUROPEA SONO PIÙ CHE TRIPLICATI NEL 2020, RAGGIUNGENDO PER LA PRIMA VOLTA IL 10,5% DELLE VENDITE TOTALI (Dato: ASSOCIAZIONE EUROPEA DI COSTRUTTORI DI AUTOMOBILI). GLI INCENTIVI COMUNITARI E DEI SINGOLI STATI MEMBRI PER STIMOLARE LA DOMANDA DI AUTO A EMISSIONI ZERO STANNO DANDO I LORO FRUTTI.

Rivenditore Tesla. Fonte: euractiv.it

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27 gennaio 2021. NOTA CIRPS SU IDROGENO “BLU” E ENI

MESSO FUORI DAL “RECOVERY PLAN”, L’ENI INTIGNA PER REALIZZARE A RIMINI IL SUO PROGETTO PILOTA CCS (CARBON CAPTURE AND STORAGE) PER PRODURRE “IDROGENO BLU”, CIOÈ IDROGENO OTTENUTO DAL TRANSFORMING DEL METANO. SEMPRE FOSSILI, BASTA! VIA DESCALZI DA AD DELL’ENI!

Una richiesta già avanzata quando a luglio scorso la ACWA, società saudita per l’energia, annunciò il suo piano di 4 GW di elettrolizzatori entro il 2025 per produrre idrogeno verde. E non è che in materia di fossili l’Arabia Saudita abbia da imparare da qualcuno. Alla testa dell’ENI ci vuole uno come Paddy Padmanathan, il ceo di ACWA, e non un fossilizzato come Descalzi. Eppure, Starace, l’AD di ENEL, con l’accordo stilato con ENI per la decarbonizzazione di alcuni siti ENI a colpi di idrogeno verde, un messaggio chiaro l’aveva mandato.

Un cruccio personale è che nel 2014 avevo contribuito come esperto di parte civile a far condannare Scaroni, in quanto AD dell’ENEL al tempo dei fatti, per “disastro doloso” nella gestione della centrale di Porto Tolle. Purtroppo, la coraggiosa sentenza del tribunale di Rovigo – tre anni e l’interdizione dai pubblici uffici in prima istanza – fu ribaltata in seguito, nonostante l’ISPRA avesse quantificato in oltre 3 miliardi di euro i danni ambientali e sanitari.

Descalzi è della stessa pasta, non aspettiamo altri disastri ambientali ed economici per toglierlo di torno.


23 gennaio 2021. A PROPOSITO DI CIVITAVECCHIA


12 gennaio 2021

Francesco Starace, AD di Enel, è stato nominato co-presidente della tavola rotonda “Renewable and low-carbon hydrogen production” della European Clean Hydrogen Alliance della Commissione UE.


9 gennaio 2021. Post su Facebook

GREENPEACE: #G20, inchiesta su Domani: il referente del tavolo ambiente e energia è un manager #Eni. Il governo spieghi.

CIRPS: IL GOVERNO RIPARI IMMEDIATAMENTE A QUESTO SVARIONE, FAREMO FINTA DI CREDERE A UN ERRORE.

Un bagno nel passato, un tuffo nella giovinezza quando – anni Ottanta – i Piani Energetici Nazionali li squadernavano direttamente ENI e ENEL. È noto il fallimento clamoroso di quei Piani, al quale abbiamo robustamente contribuito con indubbio successo, surdimensionati dal lato della domanda per promuovere al massimo il consumo dei combustibili fossili, petrolio in testa; e, allora, anche il nucleare.

È vero che “storia magistra vitae” è al più un auspicio, ma 30 anni e passa dopo insistere nell’errore è un peccato di ostinazione che rasenta la stupidità.

Invece di slabbrare sulla “svolta green”, il Governo ricordi che il 37% del Recovery Fund verrà assegnato per far fronte alla crisi ambientale, cambiamenti climatici in testa. Vorrebbe appaltare all’azienda regina del fossile questa partita?


5 gennaio 2021. Il Post

“La turbina eolica più grande di sempre”

Da qualche tempo nel porto olandese di Rotterdam, il più grande d’Europa, c’è una gigantesca pala eolica. È alta 260 metri e larga 220 metri e potrebbe avere un forte impatto nel settore della produzione di energia elettrica sfruttando la forza dei venti: o almeno è ciò che spera General Electric (GE), la multinazionale statunitense che ha costruito il prototipo nel porto. Terminati i test a Rotterdam, GE inizierà a produrre queste nuove turbine – le più potenti di questo genere mai realizzate – e a venderle per la costruzione di centrali eoliche in alto mare (offshore), sempre più richieste dalle multinazionali dell’energia e dai governi per ridurre le emissioni responsabili del riscaldamento globale.

La turbina Haliade-X in confronto a Tour Eiffel e Chrysler.
Haliade-X. Fonte: Il Post

 

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4 gennaio 2021. Climalteranti.it

“E anche il 2020 risulta tra gli anni più caldi”

[di Claudio Cassardo] Il valore del 2020 supera la soglia di +1°c. L’aspetto più preoccupante è che gran parte di questo aumento si è verificato a partire dal 1980. Le temperature medie globali dell’anno appena terminato, secondo quanto risulta dai dati grezzi della NCEP/NOAA, si collocano al quarto posto nella speciale classifica, in testa il 2016, superando ancora+1.2°C rispetto al trentennio 1881-1910. E in Italia? Anche da noi la musica è la stessa: quarto posto, ma con un’anomalia quasi doppia. Inoltre, con questo anno si conclude un altro trentennio, il 1991-2020, che quindi da oggi potrà costituire il riferimento più recente per le medie climatiche. […]

Andamento dell’indice ENSO (El Niño – Southern Oscillation) nel decennio 2011-2020. Fonte: weather.plus

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4 gennaio 2021. Greenreport.it

“Bozza Pnrr, Ccs e moratoria trivelle: solo spine per un governo in crisi”

Mentre il governo Conte bis si avvia verso la resa dei conti con Renzi, in una nota a commento della bozza di Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), Greenpeace, Legambiente e Wwf denunciano: «Da mesi chiediamo un Piano Nazionale Ripresa e Resilienza “partecipato” per evitare un PNRR “delle partecipate”, come alcune indiscrezioni delle ultime settimane lasciavano temere. Leggendo la seconda bozza del Piano, datata 29 dicembre, siamo stati ampiamente smentiti. Abbiamo, infatti, a che fare con un Piano che contiene diverse misure che sembrano scritte sotto dettatura solo da una azienda parzialmente statale, ossia Eni. Dal documento che è circolato nelle ultime ore emerge che l’azienda partecipata è riuscita a far inserire progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna e presunte bioraffinerie. Troviamo davvero sconcertante che ad un’azienda a parziale capitale pubblico che fattura ogni anno 70 miliardi di euro, sia permesso di farsi finanziare i propri progetti con soldi dei contribuenti europei». […]

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24 dicembre 2020. CMCC

“Gli scenari climatici per l’Italia da qui al 2100”

I ritratti del clima atteso per l’Italia nei prossimi decenni: sessanta mappe, dieci indicatori, due scenari, tre periodi fino al 2100 per avere un’immagine di cosa ci dicono i modelli climatici del nostro paese. La Fondazione CMCC pubblica gli scenari climatici per l’Italia, un lavoro in divenire, frutto di una ricerca continua che lavora per migliorare la definizione e il dettaglio dei dati da rendere disponibili. […]

Clicca qui per il report completo 


22 dicembre 2020. Greenreport.it

“Post-Covid, anche gli ambientalisti chiedono di essere ascoltati sul Piano nazionale di ripresa”

[di Luca Aterini] Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nato per articolare la messa a terra dei 209 miliardi di euro in arrivo con in fondi europei Next generation Eu per la ripresa post-Covid, è ancora in bozza ma attorno alla sua gestione le forze di maggioranza nel Governo si stanno incartando nell’ennesima crisi politica in pectore. Uno scenario dove paradossalmente in contenuti del Piano restano sullo sfondo: a riportarli al centro del dibattito sono le associazioni ambientaliste – Wwf, Legambiente, Greenpeace, Kyoto club e Transport&Environment – che in un appello congiunto chiedono una procedura di consultazione della società civile. […]

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12 dicembre 2020. La Repubblica

“La quarta nazione al mondo. Ecco quanto consuma il web”

[di Jaime D’Alessandro] E’ alle spalle di Cina, Stati Uniti e India in fatto di emissioni. Dalle mail allo streaming, abbiamo calcolato in dettaglio l’impronta di CO2 della nostra vita digitale. Fra nuovi processori, uso dell’intelligenza artificiale, algoritmi per ottimizzare i video e data center alimentati da eolico e solare, ecco cosa sta accadendo dietro e quinte per rendere più sostenibile la Rete.

“Stimare quel che accade, con precisione, è il primo passo per migliorare la situazione. E noi non lo stiamo facendo”. Yoshua Bengioin collegamento da Montreal, lo dice senza girarci troppo attorno. L’informatico parigino d’adozione canadesePremio Turing nel 2018 per le sue ricerche sull’intelligenza artificiale, sta vedendo crescere a dismisura l’uso del mondo digitale e degli algoritmi senza che nessuno si chieda quanta energia assorbono e quanto gas serra producono. “Quantità enormi, con buona probabilità”, prosegue Bengio. “Per averne un’idea e per arrivare a una qualsiasi possibile regolamentazione, bisogna iniziare a misurare”. […]

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11 dicembre 2020

CONSIGLIO EUROPEO, C’È L’ACCORDO SUL CLIMA. Taglio delle emissioni del 55% al 2030.

“L’Europa è il leader della lotta ai cambiamenti climatici. Abbiamo deciso di tagliare le nostre emissioni di gas-serra di almeno il 55% entro il 2030”. Lo ha annunciato su Twitter il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, dopo una lunga e complessa discussione tra i 27 iniziata il 10 a Bruxelles.

“E’ un’ottima maniera di celebrare il primo anniversario del Green deal”, ha commentato sempre su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, mentre il premier Giuseppe Conte ha parlato di “nottata intensa di lavoro al Consiglio Europeo coronata dalla chiusura positiva sul Green deal”.


7 dicembre 2020. La Repubblica

“Una pala in mezzo al mare. In Sicilia il più grande parco eolico galleggiante del mondo”

Una scelta obbligata. Per andare all’inseguimento del vento dove soffia più forte. Per non incorrere nell’opposizione dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste. E’ l’evoluzione dell’eolico offshore: le pale continuano a girare in mezzo al mare, ma la base che sorregge le lunghe torri diventa una piattaforma galleggiante, ancorata al fondo e non più legata a un pilone attaccato al fondo del mare. Una zattera che può raggiungere aree dove l’intensità delle correnti, aeree e non marine, si fa più forte.

L’eolico “galleggiante” è la nuova frontiera nel settore delle energie rinnovabili. Vale per tutti i mari del mondo, ma ancora di più per il Mediterraneo, dove i venti non sono costanti come nel mare del Nord o lungo le coste dell’Atlantico, tanto per restare in Europa. A maggior ragione per i mari che circondano l’Italia, che non brillano per la loro ventosità. Se non molto al largo. […]

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3 dicembre 2020. McKinsey & Company

“How the European Union could achieve net-zero emissions at net-zero cost”

Raggiungere la “neutralità climatica” entro il 2050 produrrà un saldo positivo di 5 milioni di posti di lavoro – 11 milioni creati e sei persi – ma già entro il 2030 il saldo sarà di due milioni (4 creati e due persi). Ci vorranno investimenti per 28.000 mld di euro sull’arco di 30 anni e, soprattutto, interventi mirati per convincere operatori economici, industrie e cittadini a seguire il percorso della “neutralità”.

In questo scenario l’obiettivo al 2030 della riduzione del 55% delle emissioni di gas serra comporterà investimenti nella UE-27 per circa 8.200 mld di euro. Questi alcuni dei dati del rapporto “How the European Union could achieve net-zero emissions at net-zero cost” pubblicato sul sito di McKinsey & Company. […]

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2 dicembre 2020. Corriere della Sera

“Accordo tra Eni e Enel per l’idrogeno «verde» alle raffinerie”

[di Stefano Agnoli] “Verde” per l’una, “verde o blu” per l’altra, le due big company italiane – Enel ed Eni – partono comunque con un accordo sull’idrogeno, da settimane il vettore energetico più di moda e più chiacchierato dell’intero comparto nazionale dell’energia. Il ceo della compagnia elettrica, Francesco Starace, lo aveva in qualche modo anticipato nei giorni scorsi presentando la strategia al 2030 dell’Enel: faremo accordi per fornire idrogeno alle raffinerie dell’Eni. Detto, fatto. In una nota congiunta si annuncia che i due gruppi “stanno lavorando insieme per sviluppare progetti di idrogeno verde attraverso elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile”. Gli impianti – gli elettrolizzatori utilizzano l’elettricità per ricavare l’idrogeno dall’acqua – “saranno posizionati nelle vicinanze di due delle raffinerie Eni presso cui l’idrogeno verde possa rappresentare la migliore opzione di decarbonizzazione. Ciascuno dei due progetti pilota – si aggiunge – includerà un elettrolizzatore di circa 10 Megawatt e si prevede che entrambi inizino a generare idrogeno verde entro il 2022-2023”. […]

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26 novembre 2020. La Repubblica

“Enel, Starace: idrogeno verde può essere risposta a decarbonizzazione”

Francesco Starace, Ad del Gruppo Enel, è intervenuto oggi allo European Hydrogen Forum, l’evento che ha riunito i rappresentanti dell’industria, della politica, dei Governi e della ricerca con l’obiettivo di stimolare il potenziale dell’idrogeno verde e discutere degli ultimi sviluppi nel settore.
“Stiamo sviluppando progetti per l’idrogeno verde in Spagna, Cile e Stati Uniti, e abbiamo piani insieme ad Eni per le loro raffinerie e con Snam ed altri operatori per altre applicazioni in Italia”, ha detto Starace durante la tavola rotonda. “Siamo molto contenti del percorso intrapreso dalla Commissione UE verso la decarbonizzazione della società europea. Questa trasformazione è, per noi, a portata di mano e richiede un’accelerazione degli investimenti nelle energie rinnovabili. Inoltre, ci sono settori come il cemento, i fertilizzanti e le industrie chimiche, così come il trasporto via mare o aria, che non possono essere completamente elettrificati e necessitano di idrogeno verde se vogliamo realizzare una società a zero emissioni. […]

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19 novembre 2020. Il Manifesto

“Civitavecchia a tutto gas”

[di Daniela Passeri] Gas? No, grazie. Civitavecchia prova a sottrarsi al gioco delle fonti fossili che per 70 anni hanno inquinato il suo territorio e si propone come città pilota per la produzione di idrogeno verde, cioè prodotto da energia rinnovabile. La città è compatta nel rigettare il progetto dell’Enel che intende riconvertire da carbone a gas la centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord, come previsto dalle norme europee che entro il 2025 impongono la fuoriuscita dal carbone. Dice no il sindaco leghista Ernesto Tedesco, dice no l’associazione Città Futura, i comitati, le maggiori associazioni ambientaliste, i medici per l’ambiente, e anche la Cgil. Anche se il gas è la più presentabile delle fonti fossili (inquina fino a un terzo meno del carbone), nello stesso comune di Civitavecchia insiste un’altra centrale a gas in fase di ampliamento, quella di Tirreno Power e, a soli 30 km in linea d’aria, a Montalto di Castro, c’è una terza centrale alimentata a gas. […]

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19 novembre 2020. MISE

“Strategia Nazionale Idrogeno. Linee guida preliminari”

Entro il 2030 sono previsti 10 mld di € di investimenti, rispetto a 1 mld del documento mise di fine agosto, così suddivisi:

  • 5-7 per la produzione;
  • 2-3 per le infrastrutture;
  • 1 per ricerca e sviluppo.

Per realizzare un “ecosistema industriale” a idrogeno verde sono previsti 5 GW di elettrolizzatori entro il 2030. Un contributo adeguato ai 40 GW previsti dalla strategia idrogeno della UE alla stessa data.

Ampliamento della produzione con elettrolizzatori di grandi dimensioni (> 10 MW) e grande attenzione al potenziamento della PMI operante in questo comparto.

Nel suo documento di fine agosto “Progettualità MISE Recovery & Resilience Facility” il MISE prevedeva solo 1 mld € di investimenti.

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