NEXT GENERATION EU. QUATTRO “VETERANI” DELL’ENERGIA SCRIVONO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: “L’ACCELERAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI CI IMPONE DI COGLIERE, E BENE, L’IRRIPETIBILE OCCASIONE DEL RECOVERY FUND. “Fondamentale fissare obiettivi ambiziosi già al 2030, il tipping point segnalato dall’IPCC. A tutta forza con le rinnovabili; basta col metano diventato il ‘forte Apache’ di chi vuole restare nell’‘era dei fossili’; non perdiamo tempo e finanziamenti con le distopie di universi nucleari, a fissione o a fusione che siano”.
Massimo Scalia, Gianni Silvestrini, Gianni Mattioli ed Enzo Naso rivendicano il ruolo che hanno avuto, a partire da 40 anni fa, nel bandire il nucleare, fermare il carbone, fare posto al metano – il meno inquinante dei combustibili fossili – e promuovere le energie rinnovabili. Ma dopo la “lunga transizione” che ha garantito è ora di mettere da parte il metano: “ogni investimento nel gas naturale è una sottrazione di risorse a una politica di espansione delle fonti rinnovabili, è una concessione a interessi che guardano al passato a scapito di un futuro più sostenibile”, affermano nella lettera. E indicano gli obiettivi energetici da conseguire entro il 2030: nuovi 80 GW di fotovoltaico e 20 GW di eolico, la metà di quest’ultimi off-shore.
Duro, nella lettera, l’attacco al gruppo dirigente dell’ENI. Neanche sfiorato dal dinamismo di altre grandi industrie verso l’auto elettrica, le energie rinnovabili e l’idrogeno “verde” – dalla Volkswagen alla General Electric, dalla compagnia energetica saudita ACWA alla stessa BP, una delle ‘sette sorelle’ – l’Ente nazionale vuole mantenere nel fossile la sua rendita di posizione: “Sarebbe il caso di far riposare un po’ la dirigenza dell’ENI e far perseguire alla partecipata ENI strategie e obiettivi di interesse nazionale invece che interessi e orgogli aziendali”.
Frecciate anche alla ‘grandeur’ dei ‘cugini’ francesi, per soddisfare la quale è in costruzione a Cadarache la gigantesca centrale a fusione nucleare “che non darà un kWh prima del 2050, quando la produzione elettrica da rinnovabili sarà ormai vicina al 100%”, ricordano i quattro firmatari. Ed evidenziano la ‘perla’ del voler far rientrare il nucleare tra gli ‘investimenti sostenibili’ in quanto ‘non produce danni significativi’, come ha proposto il recente rapporto del Joint Research Centre della Commissione UE. “Sembra scritto direttamente dall’industria nucleare di Stato francese, Areva, per poter arraffare fondi del Next Generation EU”, commentano sarcasticamente.
I firmatari esortano in modo esplicito a mettere da parte non solo la fissione nucleare ma anche la fusione, invecchiata nei decenni e ormai obsoleta, concepita all’insegna del mito fallace di una fonte inesauribile d’energia. “Ce l’abbiamo già ora, nel mix di fonti rinnovabili con apporti sempre crescenti al fabbisogno energetico mondiale. E con prezzi che battono 10 a 1 il nucleare e ormai decisamente più convenienti di quelli dei combustibili fossili. Del che è bene che sia consapevole anche il Ministero per la Transizione ecologica”, affermano nella lettera.
Infine, il consiglio a coinvolgere la conferenza Stato-Regioni lungo tutto il percorso dei progetti, che abbiano la caratteristica fondamentale della serietà e credibilità, delle quali i firmatari ritengono che il Presidente del Consiglio possa essere autorevole garante.
E la proposta operativa di “distretti industriali per le rinnovabili”, su base almeno provinciale, come possibili motori di un’imprenditoria nostrana per la produzione di componenti e dispositivi per le rinnovabili, utilizzando anche le competenze tecnico-scientifiche delle Università, dei centri di ricerca e dei laboratori presenti sul territorio.
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Rassegna stampa
Huffington Post, 8 aprile 2021.
“Distretti made in Italy per lanciare le rinnovabili. Lettera a Draghi”
[di Antonio Cianciullo] Creare una rete di distretti industriali per le fonti rinnovabili in grado di attivare filiere di produzione italiane utilizzando le competenze delle università, dei centri di ricerca e dei laboratori presenti sul territorio. Quadruplicare il fotovoltaico e più che raddoppiare l’eolico entro il 2030 per rispettare gli obiettivi europei. Puntare sull’idrogeno verde come sistema di accumulo di lungo periodo per stabilizzare il sistema elettrico e come possibile motore per il trasporto pesante su grandi distanze. Rafforzare le smart grid per aumentare l’efficienza energetica e ampliare la gamma dei servizi offerti. [Continua su Huffington Post]