V. Vespri, “Coronavirus: i primi bilanci”
V. Vespri, “Coronavirus: i primi bilanci”

[di Vincenzo Vespri, Professore Ordinario di Matematica presso l’Università di Firenze] Sicuramente c’è stata una categoria che in questa vicenda ha acquistato grande prestigio ed è quella del personale sanitario, che senza mezzi e con enorme spirito di abnegazione è riuscita a fare più del suo dovere. Tutta l’Italia le è grata.

Una classe che invece ne è uscita male, molto male è la classe politica (non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale). Per limitarsi all’Italia, dopo più di due mesi che siamo in emergenza non si riesce ad avere a disposizione né mascherine né guanti monouso. Abbiamo subito rapidi cambi di strategie (da Milanononsiferma a un lockdown completo, ad esempio) senza adeguate spiegazioni. Abbiamo assistito ad insuccessi informatici. Il codice del sito dell’INPS.è stato scritto con una incredibile sciatteria. L’INPS per curare gli aspetti informatici ha speso in totale 776 milioni di euro in 15 anni (circa 51 milioni all’anno). Quante borse di studio, dottorati, aule informatiche vere si potevano fare con 776 milioni di euro in 15 anni? Abbiamo inoltre subito riduzioni di libertà personali a colpi di decreto. Non si può stare al sole, sulla spiaggia, nei parchi da soli, non si può camminare, stiamo quasi peggio dei carcerati del 41/bis ma per cosa? Probabilmente indossando le mascherine o migliorando i sistemi di distribuzione dei supermarket (come in Germania, in Francia o in Svizzera) avremmo avuto effetti migliori di contenimento senza leggi pericolosamente liberticide.

Abbiamo assistito alla “fine” del sogno Europeo sempre senza un adeguato dibattito parlamentare. Abbiamo assistito a media che hanno saputo inoltrarci solo o immagini di morte e disperazione o immagini di leccaculismo all’ennesima potenza. Si sente continuamente in TV l’elogio ai governatori/sindaci sceriffi… Alla faccia della nostra Costituzione nata grazie alla lotta partigiana per difendere le libertà, tutte le libertà. La TV di Orwell in 1984 era quasi più libera ed indipendente di quella Italiana… Insomma un disastro… I politici continuano a sperare che come al solito non pagheranno dazio per la loro incapacità. Finora è sempre andata così …Ma un’Italia diversa potrà formarsi solo con una classe politica totalmente nuova.

E quando usciremo dobbiamo sperare che gli Italiani delle piccole aziende, delle piccole botteghe, facciano il miracolo di far rivivere la struttura produttiva del Paese ricevendo in cambio nessuno o poco aiuto. Pensiamo ad esempio alla filiera alimentare e ai ristoranti in particolare. Faccio questo esempio perché la conosco bene perché sono un golosastro. Personalmente non m’ importa solo una buona cucina, dei cibi sani e un prezzo giusto. Importa anche l’ambiente del locale (deve avere una sua personalità), che si deve poter fare conversazione e, soprattutto, che il ristoratore/il cameriere sappia creare un ambiente simpatico. A Firenze vado a due ristoranti: le Mossacce e il Ghianda. Le Mossacce è una tipica trattoria toscana. Ci andavo soprattutto quando mia moglie lavorava a Bergamo. Quando non ce la facevo a cenare da solo andavo là. Finivo in un tavolone e facevo conversazione con chi, a caso, mi era capitato vicino. Ho incontrato il proprietario un paio di giorni prima del lockdown. Era preoccupato sia per la mancanza di direttive chiare (calavano i clienti di giorno in giorno e nessuno dava una chiara indicazione) e sia per il suo modello di business. La tavolata tutti assieme nello stile delle vecchie trattorie toscane, potrà sopravvivere al modello ristorativo post coronavirus dove è richiesto un distanziamento fra le persone? L’altro ristorante è il Ghianda. Qui i proprietari sono molto particolari: un medico dell’Ospedale di Careggi e un ingegnere nucleare dell’Enel che hanno deciso di lasciare retribuzioni sicure per aprire un ristorante. Ma la persona più notevole è Letizia, la cameriera. Svelta, intelligente, empatica. In Germania o in Svizzera sarebbe una top manager, qui è “solo” una cameriera ma è capace di gestire da sola tutto. A titolo di esempio, da qualche anno, organizzo al Ghianda il pranzo di fine corso dei miei studenti dei corsi della terza età. I miei studenti “diversamente giovani” (per usare la loro definizione) finiscono tutti “innamorati” di lei, per il suo modo di fare, per la sua umanità e per come li coccola.. Ho sentito l’altro ieri uno dei proprietari. E’ preoccupato del disastro economico, ma è decisissimo ad andare avanti. L’ultimo ristorante di cui voglio parlare è il ristorante i Navigli a Padova. Ogni volta che vado a Padova ci passo. Qui, il valore aggiunto, oltre l’ottima cucina, è la proprietaria. Affabile e capacissima. Più che un cliente, uno si sente un ospite. Ho sentito anche lei qualche giorno fa. Mi ha detto dei momenti di sconforto, ma anche della voglia di non lasciarla vinta al virus. I Navigli sono parte di sé e non può pensare di non combattere per farli sopravvivere allo tsunami economico. Ecco quando finirà l’emergenza, gli eroi sconosciuti di cui l’Italia avrà bisogno sono proprio loro, quelli che brevemente descritto prima: gli artigiani, i piccoli e medi imprenditori, i piccoli negozianti, i piccoli ristoratori. Dovranno mettercela tutta per rialzarsi con estrema fatica: Non potranno contare né su alcun riconoscimento né , soprattutto, sullo Stato. Infatti sono (e siamo) tutti sicuri che i nostri inetti politici, per curare i loro bacini elettorali, spenderanno i pochi soldi rimasti ed aumenteranno il debito pubblico fino al default (di cui incolperanno l’Europa) finanziando la grande industria stracotta ed elargendo, come tradizione ormai consolidata, un po’ di elemosina alla parte più improduttiva del paese alla fine di comprane il voto.

 

3 aprile 2020