[di Vincenzo Vespri, Professore Ordinario di Matematica presso l’Università di Firenze] Chiusa la Fase 1, iniziata lentamente la Fase2, si intravvede, in lontananza, la Fase3. Quello che è certo è che l’attuale classe politica (sia quella governativa che quella all’opposizione) sembra manifestamente inadeguata. La Fase1 è stata contraddistinta da gravi errori sia a livello di governo centrale che di governi regionali. Il farraginoso codice degli appalti ha impedito un rifornimento tempestivo di mascherine e tamponi, l’OMS ha dato direttive contrastanti e fuorvianti, i virologi si sono comportati più da prime donne che da scienziati, alcuni politici hanno dato cattivi esempi con comportamenti stupidi come il famoso l’aperivirus, non sono state protette a sufficienza le residenze per anziani, sono stati costruiti in fretta e furia ospedali che appaiono assolutamente inutili. L’unica (magra) consolazione che anche in altri paesi la classe politica è apparsa totalmente inadeguata: infatti non hanno saputo contrastare efficacemente il contagio non facendo tesoro dell’esperienza italiana.
La Fase2 solleva parecchi dubbi soprattutto perché affidata ad esperti che non si capisce come siano stati scelti. Il supercapo degli esperti è Colao che sta dirigendo le operazioni da Londra in smart-working. Ma fra tante persone capaci, dovevamo sceglierne proprio uno che non si è mosso dall’Inghilterra? Abbiamo anche avuto l’esperto modellista epidemiologo che preannunciava 150 mila persone in terapia intensiva se si fosse aperto tutto. Peccato che abbiamo aperto quasi tutto (solo le scuole son rimaste chiuse) e l’ondata di infetti non si è vista. Da notare che quel modello ha influenzato il Governo facendo fortemente rallentare l’inizio della fase 2. Inoltre contro i principi fondamentali della scienza, il modello è rimasto sostanzialmente secretato (ma perché mai?) e anzi, da quel poco che si è potuto capire, il modello era probabilmente viziato anche da alcune gravi “sviste matematiche”. Un gruppo di 74 esperti ha scelto una applicazione per monitorare la diffusione del contagio. Di questa applicazione non si sa più nulla. In compenso, la Regione Veneto, senza clamore, sta usando una piattaforma informatica di Engineering per monitorare efficacemente il contagio. Gli esperti non avrebbero potuto scegliere una soluzione più facilmente implementabile della ormai tragicamente mitica app Immuni?
La Fase3 è cruciale per i destini del Paese e i segnali non sono incoraggianti. Pensiamo alle Università ancora chiuse. Tutto erogato con lezioni online. E si pensa che si continuerà in tale modalità anche il prossimo AA. Ma facciamo un pensiero laterale. Solo a Firenze quanti corsi di servizio di Analisi saranno erogati? 30-40? E perché allora ben 30-40 professori dovrebbero fare la stessa cosa? Non ne basterebbe uno solo? Inoltre perché non basterebbe un solo docente di Analisi a livello nazionale per preparare le lezioni online per tutti gli Atenei? E questo si potrebbe ripetere per qualunque altra materia. Ma non solo, se tutto è online, perché uno studente di Firenze che volesse fare Ingegneria dovrebbe iscriversi a Firenze invece che al Politecnico di Milano o meglio ancora al MIT di Cambridge (Massachusetts)? E’ chiaro che queste saranno alcune delle problematiche che il sistema universitario dovrà affrontare nei prossimi anni. Le soluzioni possibili sono tante e varie, ma non mi sembra che siano in discussione attualmente. Temo che come i nostri Governanti siano rimasti incredibilmente sorpresi dal fatto che molti esercizi commerciali non riapriranno (cosa che era invece palese a persone non chiuse nella loro dorata torre d’avorio), così i nostri politici (di tutti gli schieramenti) rimarranno sorpresi, anzi sbalorditi, che per mantenere competitivo il nostro sistema universitario sarebbe stato necessario adeguarlo alle sopraggiunte necessità. Non vedono molto più in là del loro naso.
Per fortuna la società civile si sta ponendo, in modo trasversale, il problema di come sarà la Fase3. Luciana Castellina ha chiamato a raccolta una decina di intellettuali seri e concreti per configurare i problemi che sorgeranno con la ripartenza del paese. Da un diverso punto di vista politico, ma sempre nella stessa ottica, Giuseppe Valditara ha raccolto 150 professori (Lettera 150) per avanzare proposte a questa classe politica sempre più groggy ed inadeguata. L’Italia ha bisogno di un movimento bottom-up. La società civile deve scrollarsi dal giogo imposto da una classe politica non all’altezza. Non ci è concesso di fallire nella Fase3 e con questi al comando il naufragio è certo. Abbiamo bisogno che la parte sana e concreta del Paese accetti di sporcarsi le mani e faccia politica come fece un grande intellettuale della mia gioventù, Pier Paolo Pasolini. E’ una necessità storica ed un imperativo categorico. Lo si deve fare non solo per noi, ma anche e soprattutto per i nostri figli.
25 maggio 2020