[di Vincenzo Vespri, Professore Ordinario di Matematica presso l’Università di Firenze] Un virus neanche troppo forte (letalità appena dell’1% e che colpisce la popolazione più malandata) ha messo KO il sistema economico mondiale. E se invece di un virus del raffreddore, si fosse modificato geneticamente un escherichia choli? Come mi ha detto un mio amico endocrinologo, probabilmente avremmo vissuto atmosfere da Endgame, dove Thanos stermina metà della popolazione terrestre.
La nostra società deve essere resa più resiliente con modifiche strutturali. Sicuramente dobbiamo investire in una nuova sanità. Una nuova rete di medici di base. È necessario cambiare tutto il paradigma della sanità pubblica. È stata una Caporetto.
Altro paradigma che cambierà tutto è lo smart working. Bisognerà combattere il digital divide. Investire in fibra e telecomunicazioni. Che errore marchiano e criminale è stato quello della privatizzazione della Telecom… La rete di telecomunicazioni è un asset strategico d’interesse nazionale. Non doveva essere svenduto agli amici degli amici. Analogamente in questi momenti si è visto che per molte, troppe cose, dipendiamo dall’estero. La UE non è affidabile. La Germania si è rifiutata di venderci le mascherine. Molti nostri operatori sanitari hanno dovuto operare senza adeguate precauzioni infettandosi ed infettando. Forse migliaia di morti sono da attribuirsi al rifiuto tedesco. La Lagarde si è dimostrata di manica stretta quando l’emergenza riguardava solo l’Italia (pochi milioni di euro) ed ha cambiato registro (utilizzando il bazooka di Draghi) quando invece l’epidemia ha interessato anche Francia e Germania. L’Europa si è mostrata come la matrigna di Cenerentola. Dobbiamo considerarla tale. Patti chiari e precisi. Se non serve nei momenti del bisogno, si devono trarre le dovute conseguenze.
Lo smart working deve rivoluzionare anche il nostro modo d’insegnamento. Ma non solo come modalità ma anche come finalità. Adesso le nostre Università si dibattono fra una concezione aziendalista (voluta da Confindustria) ed una utopica-velleitaria di una Università libera e staccata dalle necessità del mondo reale. Noi Professori siamo misurati non per la qualità del nostro “prodotto” (ossia quanto i nostri studenti abbiano assimilato in modo critico le informazioni trasmesse, quanti studenti abbiamo orientato nel giusto modo verso il mondo del lavoro e quali contributi scientifici “seri” e “duraturi” abbiamo fornito) ma secondo metriche quantitative poco probanti (numero di lavori, quanti “amici” ci hanno citato, quante le ore fatte di didattiche, quanti tesisti abbiamo sfornato). Metriche al più capaci di individuare gli scansafatiche ma non capaci di individuare i professori più meritevoli. Speriamo che il Coronavirus contribuisca a spazzare via questa impostazione burocratica ed inefficace.
Lo smart working porterà anche ad un aumento di partite Iva. Se un impiegato sta a casa, non puoi retribuirlo per le ore che sta attaccato al Pc, ma per il lavoro effettivamente fatto. Urge un ripensamento sul modo di lavorare, sui diritti e doveri dei lavoratori prendendo atto che i Cipputi saranno sempre meno. Inoltre, in caso di emergenze, gli operai in cassa integrazione, i percettori del reddito di cittadinanza, devono automaticamente essere chiamati a dare il contributo alla società che li paga senza lavorare. Una nuova idea solidaristica deve emergere. Basta con assistenzialismo fine a sé stesso.
Devono cambiare anche le nostre filiere e i nostri distretti produttivi. Sia da un punto di vista operativo che da un punto di vista di incombenze burocratiche. Liberarli dall’ANAC e da altre mostruosità burocratiche con non riescono a combattere efficacemente la corruzione ma frenano l’attività produttiva. Trovare sistemi per combattere il malaffare che non siano complessi ingranaggi burocratici che non fermano i delinquenti ma scoraggiano gli onesti. Deve cambiare inoltre la Giustizia. Macchina Infernale in cui la vera pena non è il carcere ma il processo infinito.
Questa emergenza cambierà anche la nostra urbanistica. Tanti cittadini vivono in palazzoni, in periferia, senza luce. Si capisce che non possono resistere a lungo a fare quarantena. Lo smart working permetterà di ritornare in campagna, di vivere in piccoli centri. In case con giardino. Si potrà vivere in casa, non solo dormirci rientrando dal lavoro.
Tutto questo richiederà investimenti infrastrutturali enormi. Richiederà cambi di mentalità e cambi di passo. In altre parole, dovrà essere cambiato il nostro sistema politico. Ma ce la faremo?
A me sembra la stessa situazione degli ultimi giorni di Berlino. I nostri politici chiusi nel bunker, attaccati alle poltrone, anche se l’idea che sta emergendo è che il mondo cambierà. Sicuramente stiamo andando verso un modo di fare politica molto autoritario: reati penali emanati per decreto legge, limitazioni della libertà personale… Una volta che queste pratiche liberticide sono state legittimate oggi, chi ci difende da un uso improprio di questi strumenti? E chi guiderà questi cambiamenti? I poteri forti? O questi che stanno adesso al potere? I burocrati dell’UE? Cambieremo blocco politico e ci trasferiremo verso Russia e/o Cina? Ci vorrebbe un governo capace di gestire la situazione. Quando mi telefonano, sento solo persone incavolate, impaurite, senza certezze. Agli esteri occorrerebbe uno dalla profondità di pensiero di Cavour per poter tenere sotto controllo una nave manifestamente senza nocchiero … invece… oddio… tutto è possibile In Finanza è capitato perfino che una scimmia, scegliendo a caso i titoli da acquistare, abbia battuto i guru della finanza… però, dobbiamo tenere in conto che in genere, se una scimmia pesta a caso sulla tastiera di un PC, è difficile che esca la Divina Commedia…
27 marzo 2020