[di Vincenzo Vespri, professore ordinario di Matematica presso l’Università di Firenze] Nel mio palazzo a Firenze c’è una ragazza che si deve laureare in Legge e siccome un Prof Universitario, nell’immaginario collettivo, sa tutto, eccomi a coinvolto nella sua tesi che riguarda le azioni giudiziarie nel caso di una pestilenza viste anche da una prospettiva storica.
Mi son letto un bell’articolo di Emilio Gentile sul Sole 24 Ore. Così ho scoperto che per oltre un millennio, la chiesa di Roma ha presentato le catastrofi naturali, le epidemie, le guerre come azioni punitive inflitte dalla volontà divina. Di questa interpretazione si avvalse nell’autunno del 1918 il vescovo di Zamora, Spagna, quando, per combattere l’epidemia di Spagnola, ordinò una novena in onore del santo protettore contro le pestilenze, San Rocco, dichiarando che di fronte all’impotenza della scienza a frenare l’epidemia, «gli uomini si allontanano, disillusi, e volgono lo sguardo verso il cielo». E quando l’epidemia terminò il Vescovo disse che erano state le preghiere a placare «la legittima rabbia di Dio». Questa impostazione di pestilenza come punizione divina non fu una peculiarità del solo Cristianesimo ma anzi accomunò la religione cristiana a praticamente tutte le altre religioni nel mondo.Per fortuna questa impostazione cambiò un poco con il Concilio Vaticano II. L’idea della punizione fu sostituita dall’idea dell’ammonizione. Ancora adesso, nel commentare la comparsa in Cina del Covid-19, Radio Maria ha osservato che non è un caso se il virus abbia avuto origine proprio nel Paese governato dal comunismo ateo, persecutore dei cristiani, così come la sua propagazione nel mondo è avvenuta perché l’umanità si è resa colpevole di fronte a Dio. La stessa denominazione del virus, “corona”, ha spiegato l’emittente cattolica, corrisponde a un messaggio della Madonna di Medjugorje, che esorta alla conversione, annunciando «tempi terribili» per l’uomo, che ha abbandonato Dio per idolatrare sé stesso. Per fortuna Papa Francesco nelle sue preghiere e omelie, non ha evocato il Dio biblico che scatena le malattie sterminatrici per punire l’umanità peccatrice.
La superstizione popolare invece attribuì sempre le epidemie ad un complotto. Tucidide attribuì la peste, di Atene del 430 a.C., ai veleni gettati dai loro nemici nelle cisterne del Pireo. La diffusione di sostanze venefiche fu definita da Seneca “pestilenza manufatta”, e questa denominazione fu adoperata durante il Medioevo, e per tutta l’epoca moderna. Per secoli, la superstizione popolare ha attribuito la peste o il colera alla «presunta apparizione di esseri angelici, ministri di morte e strumenti di vendetta divina oppure si individuano in determinati gruppi sociali i responsabili del contagio», come scrive Paolo Preto. Nell’Europa centrale flagellata dalla peste i linciaggi ai danni degli ebrei, così come il saccheggio dei loro beni, divennero triste cronaca quotidiana. Dovette intervenire persino il papa Clemente VI che con una serie di bolle invitò il clero a proteggerli e a respingere le accuse in quanto infondate: se davvero erano loro gli untori, osservava il pontefice, perché perivano come gli altri a causa dell’epidemia? Ma il suo appello cadde nel vuoto. Nel gennaio 1349, a Basilea, i cittadini insorsero contro le autorità che avevano proclamato il bando per chi si macchiava di violenza ai danni degli ebrei e scatenarono una caccia all’uomo senza precedenti. Molti ebrei, rastrellati in città, furono rinchiusi in un edificio e bruciati vivi. A Strasburgo la popolazione giudaica della città fu dimezzata, a Worms, a Francoforte e a Magonza furono gli ebrei stessi a darsi la morte appiccando il fuoco alle loro case piuttosto che finire linciati dalla folla. Lo stesso accadde alle presunte streghe: alcune donne ai margini della società vennero accusate di avvelenare i pozzi, causare carestie e morie di bestiame e diffondere il contagio. La loro sorte, anche in questo caso, fu il linciaggio oppure il rogo. Dalla peste di manzoniana memoria del del 1630 fino alla “spagnola”,era estremamente diffusa in Italia la credenza che ci fossero degli “untori”, che usavano materie untuose, polveri e altri preparati venefici, per propagare la malattia. La superstizione popolare, spesso alimentata da chi se ne avvaleva per propri interessi, ha sempre attribuito la peste ad una potenza straniera, una classe sociale o una setta religiosa, che si servivano degli untori come manovalanza per diffondere il contagio. Alla credenza negli untori seguiva la paura popolare per la loro azione malefica, e alla paura seguivano inevitabilmente i massacri di individui e di gruppi identificati accusati di essere artefici o propagatori dell’epidemia: non solo streghe ed ebrei ma anche alchimisti, stranieri, eretici, vagabondi, farmacisti, e persino medici che curavano i malati. . Durante il Risorgimento, i reazionari del trono e dell’altare additarono alle plebi superstiziose i liberali e i patrioti come untori. Ma si macchiarono della stessa colpa anche i patrioti risorgimentali che infiammarono il popolino contro il governo borbonico, additandolo come artefice del contagio. Rivolte provocate dalla credenza degli untori avvennero ancora nel 1910-1911, durante una epidemia di colera, quando nel Sud folle inferocite si scagliarono contro amministratori, medici, e persino il re Vittorio Emanuele III, accusati di voler sterminare la povera gente, diffondendo con una “polveretta” il morbo del colera. Nei giornali dell’Italia liberale, che celebrava i primi cinquanta anni di unità, apparvero «con ossessiva ripetitività» parole come: superstizione, untori, barbarie, medioevo. Pochi anni dopo, la “spagnola” fu attribuita, sia in Italia sia nei Paesi alleati, alla guerra batteriologica dei tedeschi: negli Stati Uniti furono fucilati ufficiali e infermieri della sanità accusati di aver inoculato la malattia nelle truppe che si accingevano a partire per l’Europa.
Fino allo scoppiare del contagio di Covid credevo che la popolazione fosse ormai vaccinata contro tali credenze. Come, ohimè, mi sbagliavo… In questi mesi ho sentito teologi di varie religioni, attribuire l’attuale pandemia a punizioni o ammonizioni divine. Tuttora, governanti e intellettuali laici affermano, senza una prova, che il Covid-19 sia stato confezionato da una grande potenza che aspira al dominio del mondo. Proprio ieri sera, passando per Piazza Santa Croce, ho visto una manifestazione NoVax e No5G, tutti rigorosamente senza mascherina…. Ma anche noi scienziati abbiamo fatto cattiva pubblicità alla nostra categoria anche se parte della colpa è da attribuire al basso livello di alcune trasmissioni televisive più interessate a fare audience con personaggi strambi piuttosto che a dare informazioni veritiere e credibili. Parte della colpa è anche da attribuirsi al basso livello della classe politica che si è circondata di pseudo esperti… infatti come dimenticare gi epidemiologi computazionali che pronosticavano meno di 5000 contagiati in totale all’inizio dell’epidemia e l’esperto ministriale che, in qualcuno dei suoi scenari si aspettava oltre 150 mila malati in terapia intensiva per i primi di Giugno. La conseguenza è stata che una serie di venditori di fumo sono apparsi in programmi TV facendo previsioni strampalate mentre persone serie non hanno mai avuto occasione di apparire al grande pubblico. Ad esempio un analista numerico del mio dipartimento ha implementato un modello che si è dimostrato molto affidabili gli ma sono stati preferiti, a livello di show televisvo e di esperti ministeriali, i pseudo esperti sopra descritti…
Anche l’uso politico della pestilenza non è passata di moda. Ho sentito un intervento molto poco condivisibile del Governatore della Campania De Luca in risposta ad un intervento di Salvini (che non ho sentito e quindi non posso giudicare). Ammettiamo pure che Salvini abbia sbagliato ad accusare il comportamento dei tifosi che hanno festeggiato a lungo e senza precauzioni la vittoria del Napoli in Coppa Italia. Ma la risposta del Governatore De Luca non è, secondo me, accettabile per vari motivi. Il primo è che lui ha ritenuto accettabile la festa dei tifosi paragonandola alla manifestazione dell’opposizione che lui ha ritenuto inaccettabile. A mio parere, permettere alle opposizioni di manifestare è un diritto costituzionale (altrimenti saremmo in una dittatura). Si può criticare la manifestazione politica fatta perché non ha rispettato le regole relative all’assembramento, ma non si può criticare le opposizioni in quanto hanno manifestato contro il Governo. La seconda ragione è che il Governatore ha paragonato i morti di Covid in Campania con i morti in Veneto (la Campania ha avuto 5 volte meno dei morti del Veneto). Peccato che il Veneto abbia fronteggiato l’epidemia e la Campania no (il morbo non è arrivato al Sud). E’ come se il Governatore della Sardegna dicesse che le case della Sardegna sono più solide di quelle campane perché durante il terremoto dell’Irpinia ci sono stati morti in Campania e non in Sardegna… La terza ragione è che De Luca ha lasciato intendere che la sanità campana sia meglio di quella della Lombardia e del Veneto perché ha avuto meno morti di Covid.. Sarà, ma so che, ogni anno, centinaia di miglaia d’Italiani vanno in Lombardia a farsi curare mentre non mi risulta una simile capacità d’attrazione per la Campania. Sono coglioni gli Italiani o c’è un fondo di verità sul fatto che la sanità lombarda abbia eccellenze che non esistono in altre parti d’Italia? Infine trovo molto contraddittorio che il Governatore che ha mandato elicotteri e pattuglie di polizia a perseguitare persone che prendevano il sole, da sole, sulla spiaggia, non condanni il comportamento, oggettivamente pericoloso, avuto dai tifosi napoletani. Quale potrà mai essere la ragione di questo cambiamento radicale di atteggiamento? Può averci a che fare il fatto che le elezioni regionali si stiano avvicinando? E che, tutto sommato, per i politici di questa Italietta sia lecito sacrificare la coerenza sull’altare dell’ acquisizione di consenso anche se basato su un populismo di bassa lega? Come diceva Andreotti, a pensar male, si va all’inferno, ma…
21 giugno 2020
Da neXt: www.nextquotidiano.it/pestilenza-nella-storia-e-covid/